martedì 14 febbraio 2012

San Pio da Pietrelcina


Pietrelcina, Benevento, 25 maggio 1887 - San Giovanni Rotondo, Foggia, 23 settembre 1968 
"Estremamente rigoroso verso ogni peccato <<contro la vita e la natura>>, egli veglia gelosamente sulla santità della famiglia cristiana e moltiplica i suoi amorevoli interventi in favore delle donne incinte e dei bambini.
Su questo punto la sua reputazione è ben diffusa nel paese. Le giovani spose vengono a chiedere la sua benedizione. Passa per le sue mani ogni neonato. Spesso gli si chiede di scegliere un nome per il nascituro, e gentilmente Padre Pio aderisce alla richiesta."
"Su una sola cosa Padre Pio fu irremovibile: quando si trattava di sacrificare il bambino o la possibilità di averne. I suoi più bei miracoli sono stati in favore della maternità.
Ricordiamo la commovente storia di Giovannino o quella della Signora Abresch, alla quale egli proibì formalmente l'operazione: "Niente ferri!". Quale medico credente dovrebbe biasimarlo perché ricorda che c'è Qualcuno più grande dei medici?" (Maria Winowska, "Il vero volto di Padre Pio")



Padre Pio e Giovannino, l'aborto terapeutico 
Da "Il vero volto di Padre Pio", Maria Winowska riporta il dialogo con una giovane coppia conosciuta in treno:
 - Padre Pio? Voi andate a vedere Padre Pio?
Allora il papà prese il piccino nelle sue grosse mani di operaio, lo strinse al cuore, l'abbraccio con effusione e mi disse, scandendo ogni parola:
- Senza Padre Pio, Giovannino non sarebbe mai nato. Noi andiamo a ringraziarlo per la grazia.
Evidentemente volli sapere di più. Con quella simpatica caratteristica meridionale, interrompendosi a vicenda, con un gran numero di esclamazioni e prendendo per testimone la Madonna, essi mi raccontarono quanto segue - che io naturalmente riassumo.
Gino era scaricatore a Napoli, iscritto al partito comuninsta. Prima del matrimonio, Francesca aveva avuto un incidente in bicicletta. Fin dall'inizio della gravidanza, il verdetto dei medici era stato senza speranza. Per salvare la madre era necessario sacrificare il bambino. Disperata, Francesca scrisse una lettera al cappuccino stigmatizzato. Questa lettera restò senza risposta.
La vigilia dell'operazione ella era sola, nel suo letto e in lacrime.
- Sapevate che la Chiesa vieta l'aborto? - Le domandai.
- Non andavo più in chiesa - mi rispose a bassa voce - mio marito me lo proibiva. Ebbene, quel giorno vidi all'improvviso un monaco vestito di scuro, ritto ai piedi del letto. E mi domandavo come poteva esser entrato, poiché mio marito era un mangiapreti. Il monaco sorrise, poi alzò il dito, in atto minaccioso: "Tu non farai questa sciocchezza! Il fanciullo verrà al mondo, sarà un maschio, lo chiamerai Giovanni".
-  Subito disparve, ma mi lasciò il cuore pieno di coraggio. Tutta la mia famiglia era furiosa, ma il medico disse che senza il mio consenso non poteva fare l'operazione. Io confidavo che Padre Pio mi avrebbe ottenuto la grazia. Verificai la fotografia. Era proprio lui. Tutto è poi andato bene e noi andiamo ora a San Giovanni Rotondo per mostrare il nostro piccolo al Padre.
- Penso che, dopo la nascita di Giovannino, voi non sarete più un mangiapreti - dissi sorridendo al giovane operaio, che non cessava di sottolineare i punti culminanti del discorso con baci sonori che il bimbo accoglieva con guizzi di gioia.
- Si figuri! - rispose la giovane donna con animazione.
- Da allora va ogni domenica alla Messa. Siamo andati a vedere la Madonna di Pompei! Anche i compagni comunisti non sapevano che rispondere, perché mia suocera ha immediatamente divulgato la cosa, trattandomi da pazza, non è vero, caro?
Ma il marito preferì non seguirla in questo terreno scabroso.
- Padre Pio, signora, - aggiunse - non è un sacerdote come gli altri e, per amor suo, io fo grazia a tutti i preti! D'altra parte, questo miracolo prova bene che Iddio esiste! [...]
Vedendoli così giovani, così felici, così belli (il mescolamento delle razze dà alle volte, nell'Italia Meridionale, meravigliose riuscite), io pensavo che Padre Pio era stato la sorgente di tanta felicità. Senza di lui, quel bambino, che rassomigliava ai putti del Bernini, non sarebbe forse nato.


Infertilità? "allora niente ferri"
Da "Il vero volto di Padre Pio", Maria Winowska racconta la storia dei coniugi Abresch:


"Un bel giorno, sentii parlare di un cappuccino stigmatizzato il quale, si diceva, operava dei miracoli. Punto da curiosità, ma anche pensando a mia moglie gravemente malata e alla vigilia di un'operazione che le avrebbe impedito per sempre le gioie della maternità, decisi di tentare il colpo e mi recai a San Giovanni Rotondo. è inutile che io dica che ero tanto più sospettoso in quanto si trattava di fatti che accadevano nell'ambito della Chiesa cattolica, che giudicavo un ricettacolo di superstizioni." [...]
Naturalmente, dopo la sua conversione, il signor Abresch non ebbe niente di più urgente da fare, che condurre da Padre Pio sua moglie ammalata. Questa, essendosi già confessata, non seppe da dove cominciare e disse goffamente:
- Padre, i dottori mi ordinano di lasciarmi operare. Che cosa debbo fare?
Secondo la sua abitudine, Padre Pio dette, prima di tutto, una risposta di buon senso.
- Ebbene, figlia mia, fate ciò che vi dicono i medici!
La signora Abresch si sciolse in lacrime:
- Padre! ma allora mai più avrò figliuoli!
Padre Pio levò gli occhi al cielo e, dopo un momento, con una dolcezza indimenticabile:
- Allora niente ferri - disse lui - sareste rovinata per il resto della vostra vita.
- Rientrai a Bologna piena di gioia e di speranza. ffettivamente, da quel momento, le emorragie e tutti i sintomi del male disparvero senza lasciare la minima traccia. Allorché due anni dopo, mio marito andò a vedere Padre Pio, questi gli predisse che avrebbe avuto un figlio. Quale non fu la mia meraviglia quando ricevetti un telegramma da S. Giovanni Rotondo così concepito (lo conservo sempre): "Felice più che mai! Prepara corredo bimbo". Effettivamente, un anno dopo avevo un bimbo, la cui nascita non mi causò il minimo inconveniente, malgrado tutti i pronostici dei medici che, d'altra parte, io non avevo più consultati da molto prima della gravidanza. [...]
Questo bimbo ora è sacerdote... Padre Pio l'aveva predetto! Le vie di Dio sono ammirabili! Prendete questa raccolta di testimonianze! V'informerà di altri casi, non meno interessanti.
Francesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002.

Martirologio Romano: San Pio da Pietrelcina (Francesco) Forgione, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che nel convento di San Giovanni Rotondo in Puglia si impegnò molto nella direzione spirituale dei fedeli e nella riconciliazione dei penitenti ed ebbe tanta provvidente cura verso i bisognosi e i poveri da concludere in questo giorno il suo pellegrinaggio terreno pienamente configurato a Cristo crocifisso.

Quando muore, il 23 settembre 1968, a 81 anni, le stimmate scompaiono dal suo corpo e, davanti alle circa centomila persone venute da ogni dove ai suoi funerali, ha inizio quel processo di santificazione che ben prima che la Chiesa lo elevasse alla gloria degli altari lo colloca nella devozione dei fedeli di tutto il mondo come uno dei santi più amati dell’ultimo secolo.
Francesco Forgione era nato a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. I suoi genitori, Grazio e Giuseppa, erano poveri contadini, ma assai devoti: in famiglia il rosario si pregava ogni sera in casa tutti insieme, in un clima di grande e filiale fiducia in Dio e nella Madonna. Il soprannaturale irrompe assai presto nella vita del futuro santo: fin da bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva demoni e angeli, ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne faceva parola con nessuno. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Vuole partire missionario per terre lontane, ma Dio ha su di lui altri disegni, specialissimi.
I primi anni di sacerdozio sono compromessi e resi amari dalle sue pessime condizioni di salute, tanto che i superiori lo rimandano più volte a Pietrelcina, nella casa paterna, dove il clima gli è più congeniale. Padre Pio è malato assai gravemente ai polmoni. I medici gli danno poco da vivere. Come se non bastasse, alla malattia si vanno ad aggiungere le terribili vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasciano mai in pace il povero frate, torturato nel corpo e nello spirito.
Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Un numero incalcolabile di uomini e donne, dal Gargano e da altre parti dell’Italia, cominciano ad accorrere al suo confessionale, dove egli trascorre anche quattordici-sedici ore al giorno, per lavare i peccati e ricondurre le anime a Dio. È il suo ministero, che attinge la propria forza dalla preghiera e dall’altare, e che Padre Pio realizza non senza grandi sofferenze fisiche e morali.
Il 20 settembre 1918, infatti, il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni. Padre Pio viene visitato da un gran numero di medici, subendo incomprensioni e calunnie per le quali deve sottostare a infamanti ispezioni canoniche; il frate delle stimmate si dichiara “figlio dell’obbedienza” e sopporta tutto con serafica pazienza. Infine, viene anche sospeso a divinis e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose, può essere reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
La sua celletta, la numero 5, portava appeso alla porta un cartello con una celebre frase di S. Bernardo: “Maria è tutta la ragione della mia speranza”. Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio, il segreto della sua santità. A Lei, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo della Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede avvio ai Gruppi di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo, con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra. Con la “Casa Sollievo della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità spirituale, il segno di una vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata da una devozione ardente alla Vergine.
Da Lei il frate si sentiva protetto nella sua lotta quotidiana col demonio, il “cosaccio” come lo chiamava, e per ben due volte la Vergine lo guarisce miracolosamente, nel 1911 e nel 1959. In quest’ultimo caso i medici lo avevano dato proprio per spacciato quando, dopo l’arrivo della Madonna pellegrina di Fatima a San Giovanni Rotondo, il 6 agosto 1959, Padre Pio fu risanato improvvisamente, tra lo stupore e la gioia dei suoi devoti.
“Esiste una scorciatoia per il Paradiso?”, gli fu domandato una volta. “Sì”, lui rispose, “è la Madonna”. “Essa – diceva il frate di Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori eterni”. Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l’umiltà,la pazienza, il silenzio,la purezza,la carità.“Vorrei avere una voce così forte – diceva - per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”.
Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in mano. Lo recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne. “Questa preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l’esplosione della nostra carità”.
Il suo testamento spirituale, alla fine della sua vita, fu: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”.
Intorno alla sua figura in questi anni si sono scritti molti fiumi di inchiostro. Un incalcolabile numero di articoli e tantissimi libri; si conta che approssimativamente sono più di 200 le biografie a lui dedicate soltanto in italiano. “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva pronosticato lui con la sua solita arguzia. Quella di Padre Pio è veramente una “clientela” mondiale. Perché tanta devozione per questo san Francesco del sud?
Padre Raniero Cantalamessa lo spiega così:“Se tutto il mondo corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi - è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse, né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è poi come dire l’amore”.